Autore: wp_5607549
Il Rotary dona l’incasso della serata di beneficenza della lotteria alla Cooperativa Gammanì di Monte San Vito.
La Cooperativa potrà così attivare un progetto di screening presso le Scuole Primarie del Territorio. Il progetto sarà finalizzato alla individuazione ed il riconoscimento precoce dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Permetterà di di supportare anche il personale docente, le famiglie e soprattutto compensare precocemente le difficoltà di apprendimento, migliorare il rendimento scolastico. evitando così ai bambini il disagio di sentirsi diversi o di essere considerati inadeguati a quanto richiesto loro dal percorso scolastico.
Oltre 2 milioni di diagnosi, 1 bambino su 4 ha difficoltà? “Riflettiamo”
ROMA – “Portiamo riflessioni e ci battiamo contro il settarismo. Nel mondo della scuola abbiamo 1.350.000 bambini con difficoltà, a questi si vogliono aggiungere 900mila bambini con un’ipotizzata malattia mentale. Sono oltre 2 milioni di diagnosi che riguardano 1 bambino su 4. Possiamo affermare che esiste un’emergenza nel mondo educativo ed un’emergenza tra gli esperti. Questi dovrebbero rivedere le loro riflessioni e le loro modalità diagnostiche relative alla salute mentale dei bambini”. ha aperto con questa riflessione Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), il XVII convegno nazionale a Roma.
Nel mondo della scuola “ci sono 300 mila dislessici, 400 mila minori con disturbi del linguaggio e 650 mila con difficoltà diverse. Stiamo parlando di 1.350.000 bambini con difficoltà su una popolazione di 8.000.000 di studenti. Questi 300 mila bambini dislessici sono dichiarati dislessici ad origine genetica, mentre poi si tratta soprattutto di bambini che vanno a scuola un anno prima (gli anticipatari). Dove stiamo andando?”.
“Il nostro convegno vuole collegare diagnosi e terapia facendo della diagnosi il primo momento terapeutico e della terapia una continua revisione del processo diagnostico. Dobbiamo riappropriarci di quelle conoscenze che per troppo tempo sono state oscurate- afferma Castelbianco- e che ora sono dimostrate clinicamente dalle neuroscienze. In questo evento portiamo le proposte che nascono dalle esperienze cliniche e le riflessioni che tengono conto dello sviluppo dei bambini, dell’ambiente, dei disagi, delle diagnosi e dei disturbi”.
Ben prima del convegno dell’IdO “Pier Aldo Rovatti, un filosofo della scienza, ha scritto: ‘È beffarda la categoria di ‘rischio’ precoce e prevenzione’. Adesso nella popolazione 0-10 anni abbiamo un altro problema- sottolinea lo psicoterapeuta- c’è una diagnosi psichiatrica della malattia mentale nel 15% dei casi. Parliamo di due milioni di diagnosi- ripete Castelbianco-, dobbiamo quindi pensare che un bambino su 4 stia male?Rovatti aveva immaginato questa situazione- ricorda il direttore dell’IdO-, aveva immaginato l’abbassamento delle soglie patologiche, parlando anche dell’esercito dei nuovi malati”. Accanto a lui c’è un altro studioso, Allen Frances, noto psichiatra americano, che ha parlato “di diagnosi prescrittive e poco rigorose. Ascoltiamoli- consiglia il direttore dell’IdO- perchè come sottolinea Frances ‘una diagnosi mal fatta catapulta il paziente in un girone infernale di trattamenti dannosi’“.
L’emergenza oggi, secondo Castelbianco, “è educativa. Ci troviamo di fronte al silenzio degli adulti. Gli adulti hanno rinunciato progressivamente ad educare. Ovviamente un bambino non educato mette in atto comportamenti inadeguati che sono poi considerati patologici. Stiamo arrivando così a circa 2 milioni di diagnosi di malattia mentale. E’ necessario separare i disturbi reali dai disagi determinati dalla società. Oggi non si fa più l’anamnesi– denuncia lo psicoterapeuta-, a questi bambini non si chiede nulla della loro storia, si fa solo la fotografia del qui ed ora. Questa è la diagnosi? Il silenzio assordante di noi ‘esperti’ di fronte a diagnosi e terapie superficiali– conclude- attribuisce e conferma al solo bambino la responsabilità della sua diagnosi”.
di Rachele Bombace, giornalista professionista
La mamma del campione Tamberi si racconta: «La mia lotta contro la dislessia»
La mamma del campione Tamberi si racconta: «La mia lotta contro la dislessia»
„Sabrina si è laureata, si è sposata e ha avuto i suoi regali più belli: i figli Gianluca e Gianmarco. Guarda i suoi due ragazzi con grande orgoglio ma anche con un pizzico di rammarico“
ANCONATODAY Stefano Pagliarini 12 ottobre 2016
La mamma di Gianmarco Tamberi Sabrina Piastrellini
«Sua figlia prende 6, ma potrebbe fare molto di più». Gli insegnanti dicevano sempre così ai genitori ai tempi delle scuole. Ma non era vero. Non poteva fare di più perché era dislessica e non lo sapeva. Nessuno lo sapeva perché nessuno lo aveva capito. E’ stato un calvario vivere con quella sensazione di inadeguatezza. Sentirsi diversi, col dubbio che ci fosse qualcosa di sbagliato in sé, nonostante la voglia e la determinazione di apprendere e studiare. Come tutti. Oggi ha 54 anni ed è insegnante di educazione fisica. In un’intervista esclusiva ad AnconaToday, a pochi giorni dalla settimana della dislessia (dal 4 al 10 ottobre), ha deciso di raccontare la sua difficile convivenza con la dislessia Sabrina Piastrellini, conosciuta anche per essere la mamma di Gianluca e Gianmarco Tamberi, per tutti Gimbo, il campione mondiale indoor di salto in alto. Due figli straordinari per Sabrina, che oggi è quotidianamente impegnata all’interno dell’AID, l’Associazione Italiana Dislessici presente in tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza e la sensibilità verso questo disturbo. Perché il dislessico possa essere riconosciuto e aiutato. Perché possa avere i metodi alternativi di apprendimento più congeniali. Perché i ragazzi di oggi non debbano scontare quello che ha sofferto lei.
«La mia difficoltà più grande è stata quella di studiare perché ho bisogno di più tempo per acquisire un concetto – ha raccontato Sabrina Piastrellini – Quindi faticavo a studiare in un modo continuativo perché faticavo a leggere e comprendere subito il senso delle parole. Di conseguenza evitavo di leggere e diventavo pigra. E’ come avere problemi di vista. Si devono mettere gli occhiali per vedere meglio, ma se gli occhiali non ce li hai eviti di leggere. Io non sapevo di essere dislessica e quindi non avevo alcun supporto. E allora rifiutavo quello che era difficile, rifiutavo la lettura e diventavo pigra. Ma ero curiosa e volevo leggere, volevo essere come gli altri». I primi sintomi si manifestarono alle elementari. Anni in cui Sabrina non andava bene, ma riuscì comunque ad arrivare alle scuole medie. Anche lì le difficoltà non mancarono.«Io mi sentivo tanto in difficoltà eppure mi ci mettevo con la testa. Faticavo e più faticavo più la rifiutavo». E allora l’istinto di Sabrina fu quello di avvicinarsi ad una delle compagne di classe più brave e le cose migliorarono, mentre in lei aumentava in Sabrina la consapevolezza di essere portata per il ragionamento perché, forse non era un caso, andava molto bene in geometria. «Ma il dislessico ha anche delle difficoltà spazio temporali quindi mettere dei simboli piccolini in uno spazio come quello dei quadretti in un determinato tempo». E anche la matematica diventava un problema. Le difficoltà sono proseguite alle scuole superiori. Ma la cosa che ha fatto soffrire di più Sabrina in oltre 12 anni di studi, è stato rendersi conto di non farcela da sola e sentirsi sempre più fragili mentre intorno nessuno poteva immaginare che Sabrina avesse un problema cognitivo importante come la dislessia. Anzi c’era chi le dava dell’ignorante, chi la prendeva in giro, chi la faceva sentire diversa. «Se volevo fare qualcosa di nuovo mi dicevano di comprare i libri e studiare. E allora mi ritraevo per paura. Ci sono state troppe persone che hanno affogato i miei istinti facendomi sentire ignorante». Ma Sabrina ignorante non è mai stata. Doveva solo essere compresa e indirizzata con metodi di studio diversi. Era semplicemente dislessica. Diagnosi arrivata quando aveva 35 anni. Una liberazione scoprire con che cosa aveva sempre avuto a che fare, senza mai poterlo guardare in faccia ed affrontarlo. «State attenti se vostro figlio ha difficoltà di attenzione, se ha difficoltà di calcolo o lettura. Ma non per un rifiuto, ma perché fatica. Vorrei dire ai genitori di oggi di avere il coraggio di prendere atto del problema, far capire al proprio figlio che è come avere un problema di vista: bastano un paio di occhiali e può fare tutto. Il genitore deve sostenere l’autostima del figlio ed essere complementare, conoscendo la dislessia e aiutandolo a colmare le sue lacune. Altrimenti subentra un senso di inadeguatezza che ti porti sempre dietro e ti distrugge».
Sabrina si è laureata, si è sposata e ha avuto i suoi regali più belli: i figli Gianluca e Gianmarco che guarda con orgoglio. Ma anche con un pizzico di rammarico. «Non sono riuscita a stare loro vicino negli studi e dare quello che hanno potuto dare altre madri, ho dato loro poco sotto il profilo scolastico. Perché ero in difficoltà. Però oggi sono certa di aver sopperito trasmettendogli ed insegnando loro un’educazione al rispetto e alla sensibilità umana. Dove non arrivavo con la metodicità sono arrivata con l’empatia e la correttezza». Oggi Sabrina è più serena e si gode davvero il suo impegno lavorativo-sociale e i suoi figli. E si gode i successi di Gianmarco, vero campione di atletica arrivato alla ribalta delle cronache mondiali. E allora, per chi ha le difficoltà di Sabrina Piastrellini, la mamma di Gimbo, cosa si prova a vedere il proprio figlio nelle tv nazionali in cerca di un’impresa sportiva o in qualità di commentatore alle Olimpiadi? «Ho sempre paura che sbagli perché è il terrore con cui ho sempre convissuto io. Anche se so che non ce ne è motivo. E allora spesso evito di guardare. Ma è il mio orgoglio. Per me lui ha già vinto».
8 OTTOBRE 2016 – Prima Giornata Nazionale della DISLESSIA
Stavolta nessuna retorica celebrativa per la giornata dedicata alla dislessia.
Stavolta solo un piccolo spazio dedicato a quanto da quindici mesi il nostro Centro Accreditato Gammanì sta facendo per garantire certificazioni economiche sia in termini di risparmio che ecologiche per il ridotto disagio ai viaggi extraregione e prese in carico ri-abilitative attraverso un laboratorio informatico indirizzato a bambini e giovani che presentano DSA, isolati e/o in comorbidità con altri bisogni educativi speciali (BES) dove il sostegno allo studio e le attività formative, educative e di istruzione avvengono attraverso una piattaforma informatica specifica personalizzata.
Gli educatori, gli specialisti e gli insegnanti del laboratorio accompagnano i ragazzi durante tutto l’anno scolastico, mediante corsi di orientamento anche durante il periodo estivo, supportandoli nello studio quotidiano, individuando per ciascuno le strategie personalizzate più efficaci.
Gammanì si avvale di nuove tecnologie, strumenti compensativi e metodologie didattiche che mirano al raggiungimento dell’autonomia nello studio e può contare su di un team multispecialistico ad alta
professionalità (Neuropsichiatra infantile, Psicologo, Logopedista, Assistente Sociale, Educatori specializzati).
La costellazione dei bambini da noi seguiti ha visto rappresentati prevalentemente disturbi della scrittura, seguiti da disturbi della lettura e del calcolo, accompagnati da comorbidità psicopatologica.
In 15 mesi abbiamo effettuato n. 21 Diagnosi e relative certificazioni, di cui: 23,8% disortografici, 9,52% discalculici, 9,52% disortografici con discalculia, 9,52% disturbi misti, 19,04% BES, 19,04% FIL, 9,52 %ADHD.
Le attività intraprese hanno previsto certificazioni, incontri con gli Insegnanti, ounseling genitoriali,
riabilitazione a distanza, pratiche per indennità di frequenza.
La Cooperativa Sociale Onlus Gammanì di Monte San Vito fornisce anche un servizio di prevenzione con screening in età prescolare, potenziamento cognitivo delle funzioni esecutive ed applicazione delle nuove tecnologie attraverso la piattaforma online “RIDINET” per la riabilitazione a distanza, di cui diversi ragazzi stanno già usufruendo con ottimi risultati.
L’obiettivo del Centro è garantire l’integrazione fra i diversi “attori della cura” nell’applicazione e rispetto della normativa dei DSA-BES nell’ottica del continuo miglioramento del funzionamento bio-psico-sociale del sistema famiglia-scuola-territorio, inteso quest’ultimo come comunità che assicuri la buona riuscita di ogni percorso del bambino in difficoltà in qualsiasi periodo della sua carriera scolastica e nella prospettiva lifelong (cfr. patente, università, lavoro).
Il riconoscimento del ROTARY CLUB DI FALCONARA
Il riconoscimento del ROTARY CLUB DI FALCONARA.
Ieri in forma del tutto privata è stata consegnata una TARGA donata dal ROTARY CLUB di FALCONARA alla Cooperativa Sociale Gammani , un riconoscimento quindi all’impegno professionale e alla struttura . La Gammani ringrazia sentitamente per la sensibilità e la collaborazione che il Rotary Club ha dimostrato nei nostri confronti .
A settembre la cooperativa Gammanì aprirà uno sportello anche nel capoluogo dorico.
Uno nuovo spazio dedicato ai bambini con disturbo dell’apprendimento
A settembre la cooperativa Gammanì di Monte San Vito aprirà uno sportello anche nel capoluogo dorico. Obiettivo: assistere i bambini affetti da dislessia e dsa
Un nuovo spazio ad Ancona per assistere i bambini con dislessia e disturbi specifici dell’apprendimento. Lo aprirà a settembre la cooperativa Gammanì che attualmente opera a Monte San Vito a sostegno delle famiglie con bambini in difficoltà. Nei giorni scorsi la cooperativa ha anche ricevuto una donazione da parte della Liquori Baldoni che “permetterà di acquisire pertanto gli strumenti informatici necessari al programma di compensazione per i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e in alternativa di poter garantire ai bambini con famiglie non in grado di affrontare le spese relative al percorso compensativo di continuare a frequentare il laboratorio” spiega la presidente Lina Rossi.
“Una collaborazione tra privato e sociale – ha aggiunto – che crea una sinergia positiva che avrà applicazioni e risultati pratici. Ringrazio pubblicamente per la sensibilità mostrata, la Baldoni Liquori di Ancona anche a nome dei bambini e delle famiglie che potranno usufruire dell’aiuto fornito”. Nel frattempol’attività prosegue il sostegno ai bambini per svolgere i compiti estivi e con i dopo scuola. In attesa di avere un punto anche nel capoluogo di regione dove poter accogliere nuovi utenti e allargare il raggio d’azione dell’iniziativa.
Dislessico laureato a Oxford
Rotary Falconara in aiuto dei ragazzi con disturbi dell’apprendimento
Rotary Falconara in aiuto dei ragazzi con disturbi dell’apprendimento
Contributo per l’acquisto di un pc portatile per la cooperativa Gammanì di Monte San Vito. Servirà per allestire un servizio di dopo scuola a domicilio.
Un sostegno concreto per bambini e ragazzi con disturbo dell’apprendimento. Il Rotary di Falconara in aiuto alla cooperativa Gammanì, centro specializzato che si occupa a 360 gradi di queste problematiche e che di recente ha anche avviato collaborazioni con le scuole del territorio (ad esempio l’Istituto Comprensivo di Monte San Vito). Una realtà, che opera in favore di bambini e ragazzi, recentemente illustrata dai responsabili della cooperativa all’università di Yale dove, nei primi giorni di giugno si è tenuta la 24esima Conferenza Internazionale Health Promoting, Hospitals and Health Service. Ora, grazie a un contributo del Rotary si riuscirà ad acquistare attrezzatura utile per allestire un servizio di dopo scuola. E, visto il periodo, poter aiutare gli alunni con i compiti estivi.
«La rete è memoria adesso la scuola insegni a ragionare»
«La rete è memoria adesso la scuola insegni a ragionare»
Il docente universitario Giacomo Stella
22/02/2016
Da un lato, una riforma che guarda alla tecnologia come punto chiave dell’innovazione didattica. Dall’altro, una buona dose di diffidenza “pratica” da parte di molti docenti e un uso poco meditato da parte degli studenti. Sarà internet a rivoluzionare la scuola? A rispondere è il docente universitario Giacomo Stella, autore di “Tutta un’altra scuola! Quella di oggi ha i giorni contati” (Giunti).
Andrà proprio così?
«Oggi l’accesso alle conoscenze è mutato. Attraverso Google e Wikipedia, secoli di notizie sono istantaneamente a disposizione. La scuola non deve più occuparsi di trasmettere informazioni ma deve aiutare i ragazzi a organizzarle e trasformarle in conoscenza. La nostra scuola, però, è basata su nozionismo e principio di prestazione. Gli insegnanti fanno imparare a memoria liste di verbi, non insegnano a ragionare».
Molti docenti però temono che il pc limiti le capacità dei ragazzi …
«Alcuni ritengono che l’uso del computer danneggi l’apprendimento, ma se è vero è perché i docenti non sanno proporre un uso intelligente del mezzo. Il modo con cui si raccolgono conoscenze con Google è disordinato, è vero, si chiama conoscenza irrelata. Questo tipo di conoscenza, più vasta, deve essere trasformata in conoscenza correlata. Lasciare il pc fuori dall’aula significa alimentare una situazione schizofrenica: forse si possono costringere i ragazzi a tenere lo smartphone spento a scuola, ma lo accenderanno appena arrivati a casa. L’introduzione del web equivale alla rivoluzione apportata dalla stampa».
Ad oggi, però, per tanti studenti l’uso di pc e rete si limita al copia-incolla: come si può evitare?
«Il problema è che non è ancora stata fatta una sufficiente riflessione sull’uso della tecnologia nell’apprendimento. Faccio un esempio banale. Tutti quanti a scuola siamo stati criticati perché le ripetizioni nei testi. Ecco, con il pc, basta cliccare con il tasto destro per conoscere i sinonimi di una parola. Per uno studente è un importante lavoro di sviluppo lessicale. Se conosci la natura dello strumento, puoi migliorarti. E di esempi se ne potrebbero fare tanti. Il copia-incolla è un disastro se accetti passivamente la cosa, ma si può valorizzare come possibilità di rivedere continuamente uno scritto».
Se l’informatica può essere la chiave di volta, perché molti docenti fanno resistenza?
«L’unica risposta possibile, secondo me, è che la stragrande maggioranza di docenti e dirigenti non conosca l’informatica. E credo che lo stesso si possa dire di tanti pedagogisti. Anche Platone di fronte alla lettura disse che avrebbe fatto scomparire la memoria. Ora si dice che il pc farà scomparire le abilità del singolo. Non è vero, le trasformerà».
Cosa si deve fare, allora, perché la scuola evolva?
«È necessario procedere alla formazione dei docenti. Gli insegnanti, fuori dall’istituto, usano la tecnologia, perché negarla ai ragazzi? Internet è un’immensa estensione della memoria».
V. Arn.